Di parole, ce ne sono che si nascondono in mezzo alle altre, come dei sassi. Non si riconoscono a prima vista e poi eccole lì che però ti fanno tremare tutta la vita che hai, tutta intera, e nel suo debole e nel suo forte … Allora è il panico … Una valanga … Resti lì come un impiccato, sopra le emozioni … E’ una tempesta che è arrivata, che è passata, troppo forte per te, così violenta che non l’avresti mai creduta possibile solo con dei sentimenti. Dunque non si diffida mai abbastanza delle parole, è quel che concludo. (Céline – viaggio al termine della notte).

La parola poetica è una semplice meditazione del mondo. A volte celebrazione, a volte denuncia. Moltissime le voci contemporanee che hanno necessità di dire e fare poesia. Potremmo definire questa urgenza come una molla che scatta impiegando e insinuando aspetti ritmici e semantici dell’io. Si avverte il destino naturale delle cose, l’occasione di commuoversi di fronte al ragionamento, alla forma, alla contraddizione della stessa realtà. La poesia può liberare l’uomo dall’inquietudine, o è essa stessa turbamento? Credete sia ingenuo l’interrogativo? Ormai è disprezzata l’evocazione del sogno e della sua verità. E la parola sottende ancora la pulsione e il soffio interiore? Incorono la lettura del mondo e coloro che lo guardano con gli occhi aperti. (E tra trenta anni scopriremo che le relazioni tra le materie sonore saranno identiche a quelle di oggi). Come la presa di coscienza e l’incapacità di staccarsi dall’attimo che fugge. Percezione questa suscettibile di essere sostituita o defraudata.

Liturgie del silenzio, LVF, 2017 è la recente raccolta poetica di Vittorino Curci. Nelle quattro sezioni, Doni terrestri, Elogio dei viventi, Cronache del disamore, Appartenere a un tempo, l’arma del silenzio discende dalla coscienza dell’oblio con coraggio per guardare oltre la reiventazione del tempo umano. Si spalancano scene trasfigurate affidandole ai versi in costante dislocazione dal sé e dall’altro. L’unico luogo abitabile è il silenzio per imparare e disimparare lo sradicamento del passato che spesso si ripresenta con un retrogusto amaro, imperfetto. La continua ricerca dell’autore si spinge verso il riconoscimento della purezza dell’umanità. L’approdo è nell’essenza del limite/confine della resistenza del percorso interiore, spesso doloroso e imprevedibile. Non è un rifiuto all’interazione, ma comportamento poetico che incontra e combina la dicibilità dell’animo errante con la metafora intellettuale della temporaneità, della possibilità.

Prossimità del bene

ciò che si presta alla discussione è niente

i morti sono stati dimenticati

e i vivi si accontentano di essere vivi.

oh quanto questo oscuro brusio

intorno a noi che fummo

ci restituisce il bene

di chi credette in noi, le donne e gli uomini

che ci tenevano in braccio

sul treno in corsa dell’avvenire

c’è, ci deve essere, un modo per piangere

e non lasciarsi andare alle cose

inventate, qui dove non c’è anima viva

Poeta e sassofonista di musica improvvisata, Vittorino Curci vive a Noci, in provincia di Bari, dove è nato nel 1952. Collabora alle pagine culturali di diversi quotidiani pugliesi e alla rivista «Nuovi Argomenti». Nel ‘99 ha vinto il Premio Montale di poesia per la sezione “Inediti”.

Con La Vita Felice ha pubblicato nel 2012 la raccolta poetica Il pane degli addii. 
Il suo sito: vittorinocurci.tumblr.com

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Nell’indaco notturno di Terry Olivi, LVF, 2017

Osservarsi attraverso il ricordo del padre non per allontanare il mistero della fine, ma per entrare in dialogo con la vita e la morte, con il presente e il passato. L’autrice stacca il cordone ombelicale dell’io per legarlo alla memoria, alle occasioni affettive vissute per formulare una nuova poetica di ricostruzione. Si aprono taccuini temporali da cui fuoriescono immagini vissute e sognate; contatti diretti con le cose quotidiane familiari e la natura. Tracce spazio/temporali che permettono il bagliore sul nulla facendo prevalere la volontà di uscire dal gelido velo della morte. Una ricerca attenta e minuziosa di rievocazione che viene consegnata generosamente ai lettori come offerta.

Mezzanotte di San Silvestro

Sta per iniziare l’anno nuovo,

un caleidoscopio di colori

di fuochi d’artificio,

anemoni d’aria,

coralli aperti e fiori

per lo skyline accesi,

sbocciati nell’indaco notturno,

lontani dalla città

dagli intrighi umani.

Un augurio, una speranza

di smeraldo, un dream show

per l’anno così giovane.

Una mongolfiera dei desideri

lenta si perde vagabonda

là dove ieri s’inarcava l’arcobaleno.

Dal corridoio ci parliamo

come sempre.

Terry Olivi è nata a Matelica (Marche) e, bambina, ha seguito la famiglia che si è trasferita a Roma negli anni Cinquanta.
Laureatasi in Lettere, “Storia dell’Arte del Medio ed Estremo Oriente”, ha insegnato in diverse scuole sperimentali della Capitale e del Lazio.
Ha pubblicato
 Rosso anguria e la luna, haiku e divagazioni su Roma (LietoColle, 2006) e L’incanto dell’essere, esperienze minimali di bellezza per arricchire di poesia i nostri giorni (LietoColle, 2008) e, a seguire, Uno sguardo dalla vita (La Vita Felice, 2015). 
Suo interesse privilegiato il mondo filosofico e poetico dell’Oriente.
Ama l’architettura contemporanea, l’arte del verde, l’etnomusica, in particolar modo le percussioni tradizionali giapponesi e la pizzica salentina.

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Luca Artioli nel suo libro La crudeltà dei deboli (premessa di un lager) LVF, 2017 utilizza la metafora e la poetica per testimoniare l’elemento essenziale della vita: appartenere/appartenersi. Ogni accadimento terribile, ignobile che ha segnato la storia dell’umanità non ci esclude dalla colpevolezza societaria. Non importa se siamo coinvolti come vittime (vinti, deboli) o carnefici (vincitori, forti, ma pur sempre deboli, soprattutto nella modernità): incessantemente l’esistenza ci riguarda. Quindi, la poesia ricorda, manifesta, denuncia e suggerisce la riflessione sulla responsabilità degli esseri umani nei confronti della memoria, del presente e del futuro. Ecco perché il mondo va rieducato alla pacificazione elaborando una coscienza collettiva più fecondamente solidale, più creativamente fattiva, fedelmente possibile.

[…]

Come una punta, un chiodo acuto

lui era la voce ruvida, l’eco del tarlo

che anneriva di tutte le paure la notte

e tu, tu che mai credevi fosse possibile

servirvi solo birre, l’odio tenuto in tasca.

Un mondo capovolto stava nascendo

sotto il suo piede autoritario, schiacciato

dal suo calcagno e ogni cosa detta, urlata

era un rapido precipizio, una geografia

stuprata e inevitabile, da rammendare.

Quanto può la violenza nello sguardo

fascinare le persone, i loro chiusi edifici

così come nel mezzo della tua fronte

aprire irrimediabile l’errore, quanto può

non tenere il conto della parola, della vita.

[…]

Luca Artioli nasce a Mantova nel 1976, dove tuttora vive.

 Dal 2001 scrive su riviste on-line e siti a carattere letterario, curando rubriche dedicate a scrittori affermati ed esordienti.

Dirige sul proprio sito la pagina de “Il Divano Muccato”, spazio riservato a recensioni e interviste con poeti e romanzieri.

 È socio fondatore, nonché membro del consiglio direttivo, dell’Associazione Culturale “Movimento dal Sottosuolo”, gruppo per l’unione delle arti, con sede a Montichiari (BS).

 Presente in varie antologie sia di prosa che di poesia, ha all’attivo anche pubblicazioni personali: “Fragili Apparenze” (TCM, Mantova 2005), “Suture – La poesia come resilienza” (Ed. Fara, marzo 2011), “La casa a cui vieni” (Ed. L’Arcolaio Editore, Forlì 2012) e “L’inventario dell’uomo solo” (Ed. L’Arca Felice, Salerno 2012) in ambito poetico.

Come ladri di vento” (Ed. Albatros – Il Filo, nella collana non a pagamento “L’ordito e la trama”, Roma 2012) per la narrativa.

 Il suo sito internet ufficiale è http://www.lucaartioli.it

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I Sonetti per immagini di Nino Velotti, LVF, 2017 sono un’autentica testimonianza del disagio esistenziale richiamando le motivazioni della poesia stessa. Costituiscono, infatti, un atto creativo funzionale che armonizza immagini e parole lungo un percorso milligrammatico attraverso invocazioni e rimembranze, echi e rimandi concettuali. Il rapporto vita e letteratura ispira impulsi poematici novecenteschi che smentiscono illusioni e fugacità. Il verso conserva un clima emotivo contemporaneo di osservazione sulla misura quotidiana delle cose. Toni teatrali, che sanno essere leggeri e fascinosi, pungenti e delicati; sintagmi che alternano, delicatamente, arte visiva e parola.

Il gatto Charlie

Ad occhi chiusi su di una coperta,

la coda ad arco, le zampe sospese

su frange ricciute in languida offerta,

annido il mio sonno di cacce e intese.

O tu che mi vedi, semmai è scoperta

la vita ti chiedi o attesa di attese,

se invito a morire o è pace sofferta

questo mio dormire sopra le offese.

Segreto è il senso che si dà al dolore

proprio, confuso ad altre cose vecchie,

da cercare per bisogno d’amore.

Io intanto adagiato, ho dritte le orecchie

in questa rossa, tua tana del cuore,

e, oltre il cuore, ho bianche e nere le macchie.

Nino Velotti, poeta e musicista, vive e lavora in provincia di Napoli. Laureatosi in filosofia con una tesi sull’infanzia di Leopardi, docente di lettere, ha esordito giovanissimo con la raccolta di versi Giardino di Pésah (Edizione Del Giano, testi scelti da Dario Bellezza, 1991, Roma, Premio “Nuove Lettere” e Selezione Premio “Montale” 1992); sempre di poesia ha pubblicato Quadernetto d’amore (Il Laboratorio/Le Edizioni, 1998, Napoli), mentre di narrativa Pinocchio 2000 (Fabbri Editori, 1995, Milano) e La T-shirt bianca e altri racconti (Mondadori Education, 2003, Firenze). 
Cresciuto in una famiglia di musicisti e vincitore di vari premi con i testi delle sue canzoni, suona le tastiere e fa parte del duo pop-sperimentale Hueco, che ha all’attivo due album:
 Living in a bathroom/Pensando all’amore e Canzoni dall’armadio verde. Nel 2013 ha pubblicato un disco proprio, Incanti e disincanti.

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La saggezza degli ubriachi di Stefano Vitale, LVF, 2017 è una raccolta di poesie che registra lo spazio e il tempo in una tessitura esperienziale di significato e significante. La saggezza squisita della parola si fa strumento di osservazione e di indagine del mondo e dell’esistenza stabilendo una necessaria distanza psicologica tra l’io lirico e la realtà. L’avventura misteriosa della vita consente interrogazioni rispetto al tempo semantico come un dettato naturale che porta a compimento il percorso elementare della vita. Si realizza la trascendenza del sé scivolando in ascolto di vapori e di vicinanze identiche alla natura e alle cose legate al destino personale e temporale. L’esigenza della compattezza dell’opera, in cui le sezioni sono annunciate da un incipit riflessivo e propiziatorio, nasce dall’accoglimento, lucido e umile, del conforto al dolore. L’impenetrabile senso del passare del tempo diventa il luogo poetico in cui l’autore compone i pezzi delle fragilità umana servendosi dell’inquietudine dell’animo per innalzarne tutto il valore spirituale.

Vivere è trattenere rabbia e abbagli

chiudere loro il campo

che non facciano altro scempio

e andare oltre il vino versato

il bicchiere frantumato, la giacca macchiata,

la parola sbagliata, il mazzo di fiori dimenticato,

le mele lasciate marcire.

Siamo fatti della stessa materia dei nostri sbagli

distratti da una mano invisibile

che rovescia il respiro

nella torsione dell’attimo sgrammaticato

in cui precipitiamo trascinati per il collo

a una festa di ubriachi.

Stefano Vitale (1958), vive e lavora a Torino.
Nel 2003 ha pubblicato (con Bertrand Chavaroche e Andy Kraft) la plaquette
 Double Face (Ed. Palais d’Hiver, Gradingnan, Francia), nel 2005 Viaggio in Sicilia (Libro Italiano, Ragusa), Semplici Esseri (Manni Editore, Lecce). Per le Edizione Joker ha pubblicato Le stagioni dell’istante (2005) e La traversata della notte (2007). Nel 2012 ha pubblicato Il retro delle cose presso Puntoacapo Editrice; nel 2013 per Paola Gribaudo Editore la raccolta di poesie Angeli (con illustrazioni di Albertina Bollati) che ha dato vita a uno spettacolo di teatro-danza andato in scena al Teatro Astra nel maggio 2014.
Nel 2015 ha curato (con Maria Antonietta Macciocu) la raccolta di poesie
 Mal’amore no edito da Se Non Ora Quando. Sue poesie sono pubblicate in riviste e antologie tra cui ricordiamo Poesia in Piemonte e Valle d’Aosta (2012) e Il Fiore della poesia (2016) entrambe da Puntoacapo Editrice.
Per le scuole, le biblioteche conduce laboratori e corsi di lettura, scrittura creativa e ricerca poetica. Appassionato di musica, ha collaborato con l’Accademia di Musica di Pinerolo e l’Associazione Amici dell’Orchestra Sinfonica della Rai dove si occupa del programma di eventi e iniziative. Giornalista pubblicista, ha collaborato con «L’Indice» e cura su http://www.ecolenet.it la rubrica “Anni verdi” dedicata alla letteratura per l’infanzia e su http://www.ilgiornalaccio.net le rubriche critiche dei libri di letteratura e poesia.